Quando ho fondato questo blog,ho pensato di utilizzare il termine Vintage marketing per definire tutte quelle strategie di comunicazione che vengono messe in atto senza il supporto dei media digitali.
La scelta di etichettare il marketing tradizionale con l’appellativo di vintage è legata anche all’evoluzione dei bisogni delle imprese che hanno iniziato ad investire nelle piattaforme digitali per migliorare il proprio business ed incrementare, allo stesso tempo, la notorietà e la reputazione aziendale oltre i confini geografici di appartenenza.
Nonostante l’evoluzione sia ben evidente, moltissimi professionisti del settore, in particolar modo i venditori di spazi pubblicitari, continuano a sostenere che il marketing tradizionale sia l’unica vera fonte di ricchezza per le imprese e per le attività commerciali di piccole e piccolissime dimensioni.
La scorsa settimana ho avuto la fortuna (o la sfortuna) di incontrare un acceso sostenitore dell’ideologia tradizionalista che ha confermato lo scetticismo generale verso i media digitali, cercando allo stesso tempo di elogiare gli spazi pubblicitari fissi quali: tabelloni, manifesti e cosi via.
Secondo lui, i social network, i siti internet e tutte le altre piattaforme del web non sono utili per vendere prodotti o servizi in quanto le persone comprano un determinato bene soltanto dopo averlo visionato in prima persona.
Per questo motivo le imprese devono continuare ad investire esclusivamente nella pubblicità tradizionale in quanto, sempre secondo lui, il Vintage marketing, al momento, è l’unico vero supporto per il business delle aziende soprattutto in ambito locale.
Nel momento in cui ha pronunciato queste parole, ho avvertito una vera e propria pugnalata allo stomaco in quanto il marketing tradizionale non è più sufficiente per soddisfare le esigenze di qualsiasi attività imprenditoriale.
Infatti salvo rari casi di comunicazione integrata o specifiche attività di monitoraggio, con la pubblicità tradizionale non si possono:
– Conoscere le persone raggiunte;
– Conoscere i tassi di conversione;
– Calcolare il Roi per quella determinata attività promozionale;
Inoltre sempre con la classica pubblicità affissionistica non si possono:
– Sviluppare strategie di assistenza clienti personalizzate;
– Profilare gli utenti in base agli interessi personali;
– Raggiungere un pubblico più ampio;
Infine, visto le elevate tasse comunali, il marketing tradizionale ha costi nettamente superiori a quelli digitali e ciò rappresenta un limite per tutte quelle imprese che non hanno un budget sufficiente per pagare affissioni, volantinaggi e quant’altro.
Per questo motivo il marketing tradizionale non basta più ma è necessario sviluppare strategie di crossmedialità dove l’impresa, i suoi valori e i suoi clienti sono al centro di qualsiasi attività di comunicazione.